Dritto e rovescio (2024/2025)

Si potrebbe dire che nella storia della televisione italiana non si sia mai riusciti ad azzeccare un titolo più pertinente in relazione al sunto tematico e alla vivace personalità del suo conduttore rispetto a “Dritto e Rovescio”.
Il segreto del fortunato rotocalco del giovedì sera di Rete4, sta proprio lì. Non ci sono sotterfugi, né tecnicismi che tengano: Paolo Del Debbio e la sua equipe giornalistica giocano sempre e solo set vincenti, non mancando mai di raccontare l’attualità politico-economica italiana con un linguaggio diretto, per non dire addirittura “appassionato”.
Tra la vita in studio, i servizi giornalistici e le interviste in strada, si espongono cori diversi e opinioni anche decisamente contrastanti rispetto al cuore pulsante tematico di ogni singola puntata.
Queste questioni possono spaziare dal carovita, alla differenza generazionale, all’immigrazione o al degrado delle comunità periferiche, argomento, quest’ultimo particolarmente caro al presentatore. Come si evince, dall’excursus narrativo di tutta la stagione, la missione principale è da ritrovarsi nella volontà di mettere in luce plausibili riflessioni circa le componenti vitali che formano tutti settori lavorativi e i servizi a essi correlati. Nulla, ma proprio nulla viene lasciato al caso.
“Dritto e rovescio” è di fatto una rappresentazione sincera del concetto nazionalpopolare.
Paolo Del Debbio, con la sua spiccata quanto ribelle ironia, si fa garante delle preoccupazioni della gente comune, che guardandolo dal si sente meno sola, meno abbandonata. Un programma adatto a +16 per i temi proposti.

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