Affari tuoi

La fenomenologia di Amadeus è arrivata al punto più alto, di modo che tutto quello che tocca diventa oro: in effetti, sotto la sua direzione, “Affari tuoi” è tornato a vivere gli albori proficui dell’antesignano Bonolis. In una perfetta specularità tra trasmissione e presentazione, il game show è l’araba fenice della fascia preserale.
Gli elementi a favore di questa resurrezione sono molteplici. Gli orpelli narrativi delle precedenti gestioni sono del tutto scomparsi. Senza indugi, né meccanismi arzigogolati, si entra direttamente nel vivo del gioco, con un ritmo incalzante: si veda, ad esempio, il meccanismo di scelta dei pacchi da parte dei concorrenti, con un nastro trasportatore che fa scorrere le scatole, selezionate a discrezione dei singoli giocatori.
L’approccio moderno dell’“amministrazione Sebastiani” si rivede anche nella scelta di togliere il vecchio telefono a fili, con cui si era soliti confrontarsi con il “dottore”, optando per lo smartphone, o alla percezione cognitiva più realistica con la proposizione dell’offerta del “dottore” tramite assegni cartacei che, eventualmente, vengono poi distrutti da un tagliacarte high-tech.
Le note narrative innovative sono, invece, la possibilità di giocare con al fianco un parente, compagno o amico che possa suggerire al partecipante quali mosse adoperare per raggiungere l’obiettivo vincente.
Inoltre, con l’introduzione della “regione fortunata”, confermata in questa edizione, nel caso in cui si rimanga con soli pacchi blu, Amadeus regala una perpetua occasione di vittoria. Uno show adatto a tutta la famiglia.