Sono Lillo

Quando un attore non sa più prescindere dal suo personaggio, significa che è entrato nei cuori del pubblico, ma che rischia di uscire da quello delle persone che ama. In effetti Lillo, in arte Posaman, vive tale condizione. La moglie lo lascia poiché si sente trascurata da lui, sempre occupato a registrare spot o a presenziare anche al più bieco ingaggio in festini di qualsiasi tipo. A spremere il suo potenziale artistico è il suo agente che ha fatto di lui la punta di diamante della sua scarsissima scuderia di talenti.
Disperato per questa crisi d’amore, Lillo decide di cambiare le sue abitudini, rinunciando alla vita d’attore per vestire i panni di un 50enne morigerato. Nonostante il suo agente pianifichi qualsiasi sotterfugio per distoglierlo dall’obiettivo, Lillo torna all’ovile, presentandosi alla tenuta vinicola gestita da sua madre e suo fratello. Questi appare più che benevolente di questo ritorno, poiché nasconde un tornaconto: rendendo Lillo amministratore delegato, gli accolla un debito da lui contratto con alcuni strozzini. Così, con il fiato sul collo degli avvocati divorzisti, del suo agente e degli usurai, Lillo capisce di dover risolvere le cose ricorrendo alla sua essenza. Ripesca dal cilindro Posaman e adopera gli introiti economici dell’immagine del carattere da lui impersonificato per saldare i debiti familiari. Lillo capisce che lui e Posaman sono l’uno l’estensione dell’altro e riconquista la stima in sé, pur sapendo di dover dire addio al suo grande amore.
Una serie dolceamara, con tinte comiche, adatto ai +14 per l’utilizzo di un linguaggio scurrile.