Quarto Grado

Parlare di cronaca nera in televisione non è mai semplice. Si può cadere nel sensazionalismo, con l’impiego di toni da spalti, o con un’enfatizzazione macabra inerente al contesto del caso.
Ma con “Quarto Grado” tutto acquista un altro sapore. Sarà per le personalità di Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, sarà per la gestione comunicativa avvincente, sta di fatto che il programma è una scommessa sempre riuscita.
Il ritmo è incalzante, ma rispettoso della tematica affrontata. Nuzzi, in primis, si propone appassionatamente concentrato a valorizzare sempre la vittima, senza scadere nella retorica.
Non si pone mai in una posizione di superiorità distaccata, così come non espone gli avvenimenti trattando i morti come dei meri corpi ormai uccisi, ma come uomini e donne che, purtroppo, non ci sono più. “Quarto Grado”, infatti, veicola costantemente messaggi giusti, suggerimenti accorati al fine di lasciare nello spettatore una speranza che quei crimini così efferatamente compiuti e descritti in studio possano, prima o poi, cessare d’esistere.
Un plauso ulteriore si rivede nella scelta dell’équipe in studio. In concerto con altre personalità, – tecnici del settore criminologo, sociologi, giornalisti -, il programma intende mantenere un equilibrio di opinioni per far valere sempre ed esclusivamente il puro diritto di cronaca.
In una perfetta coordinazione temporale, i padroni di casa, Nuzzi e Viero, tessono le fila contorte, al fine di trovare una soluzione prettamente giornalistica agli interrogativi, talvolta, irrisolti.
Un programma adatto a un pubblico +16 per i temi proposti.