Porta a Porta

La “terza Camera” dello Stato, come si suol dire del programma “Porta a Porta”, compie trent’anni. Un traguardo significativo, raggiunto grazie a un ventaglio di fattori da dover sottolineare. “Porta a Porta” è saputo divenire nel corso del tempo un appuntamento per i telespettatori, interessati a informarsi sulla politica, l’attualità e il costume, interfacciandosi con contenuti degni di nota.
La maestria del giornalismo di Bruno Vespa, in concerto con l’eleganza della scenografia, cuce attorno al prodotto mediale un’aura vincente che alimenta una “brand reputation”, una reputazione valoriale così pertinente da aver costituito un vero e proprio marchio di fabbrica nella fascia della seconda serata.
All’interno di ogni singola puntata si alternano momenti tensivi a richiamo degli avvenimenti politici nazionali e internazionali – conflitti bellici, crisi economiche – con analisi antropologiche di avvenimenti sociali che demarcano i confini del nuovo identikit demografico italiano. In studio si avvicendano personalità di spicco come ministri e politici, ma anche tecnici, professori o giornalisti pronti a offrire una visione singolare rispetto ai macro-temi proposti.
Particolarità di questa nuova edizione è l’assenza del tavolo “cattedratico”, a favore di un maggior comfort – anche per lo stesso presentatore – garantito dall’impiego di poltroncine. Lo scopo è quello di ricreare un assetto più da “salotto di pochi intimi” che si confrontano su quanto accade al giorno d’oggi. “Porta a Porta” è un monumento della tv, adatto a un pubblico di +16 per i temi proposti.