Nato il sei ottobre

Per celebrare i 100 anni dalla prima trasmissione radiofonica il maestro Pupi Avati realizza, insieme al figlio e altri autori, un gioiellino grazie al materiale di due preziosi archivi, le Teche Rai e l’Istituto Luce.
L’idea originale è quella di aver immaginato un bimbo nato proprio durante quella prima messa in onda, con il primo annuncio e il concerto inaugurale. Seguendo le vicende sue, della sua mamma, della sua famiglia, si raccontano i programmi che scandivano le giornate delle famiglie italiane, un’epoca con le sue convinzioni, la sua etica rigida, difficoltà, mode, musica – la classica ma anche canzoni nuove e un nuovo modo di cantare – l’avvento del fascismo e delle leggi razziali, la perdita della libertà e il sacrificio di chi resisteva, il dopoguerra e il boom economico. Tutto passava per la radio, nei primi anni unico innovativo mezzo di comunicazione e intrattenimento.
Il racconto prosegue attraverso immagini e registrazioni audio, passando per la nascita della televisione, fino ai giorni nostri. La radio, che con l’avvento delle immagini rischiava di diventare obsoleta, ha invece ancor oggi un ruolo importante.
Il maestro Avati, rievocando eventi storici, apre alla riflessione interiore e, per i più grandi d’età, a una certa dolce nostalgia. La vita della radio assieme alla vita di un bambino acquista il significato più ampio di un dono: lo sottolineano le immagini conclusive, dove quel bimbo, ormai un nonno centenario accompagnato dalla nipote, lascia senza parole una platea intera rievocando quello sguardo di bambino sul mondo, passato e presente.