Mo

Mo è un giovane trentenne originario di Haifa, giunto negli States per sfuggire alla guerra in Medio Oriente. Vive a Houston con la madre – fervente credente – e il fratello maggiore, affetto dalla sindrome di Asperger. Il padre è morto, mentre la sorella si è allontanata da loro dopo aver scelto di sposare un bianco canadese.
Istrionico, Mo si barcamena in migliaia di lavoretti pur di sbarcare il lunario. Questo perché gli Usa non gli hanno ancora riconosciuto l’asilo politico e un clandestino non ha vita facile nel mondo degli affari. Infatti, viene subito licenziato dal lavoro dopo che la ICE, la polizia antimigranti, si è messa a investigare sulle attività commerciali del suo capo.
Così, finisce per lavorare di notte in uno strip club, entrando anche nel giro dei traffici illeciti del criminale di quartiere. Mo fa tutto questo per sostenere la sua famiglia e per potersi auspicare un futuro migliore accanto alla sua fidanzata Maria, ironia della sorte, una cattolica messicana.
Ciò che lo spinge in avanti è proprio l’amore per i suoi cari e per le sue radici. Dimostra un grande senso di appartenenza verso il suo popolo e la sua fede, quasi fossero l’unica bussola in quel mare di sforzi. Il ragazzo è un fuorilegge dal cuore d’oro e il pubblico finisce per perdonargli tutte le menzogne e le malefatte, perché sa qual è l’obiettivo finale: il riconoscimento della propria identità, della propria esistenza nel mondo, il regolamento con il passato, la ricerca di una pace interiore.
La serie è frizzante, adatta ai +16 a causa del frequente ricorso ad un linguaggio scurrile.