Lingo

LA7, per lanciare la sfida del preserale alle altre reti e provare a introdurre nuovi generi nel palinsesto, si affida a Lingo – Parole in gioco, un format già più volte rivisitato, come avvenuto nel 2021 da Rai 2 con Una parola di troppo, condotto da Giancarlo Magalli.
Semplice e lineare il meccanismo del game show: tre coppie si sfidano in vari giochi – le cui differenze sono minime – nei quali l’obiettivo è quello di comporre parole partendo dalle lettere che le compongono. Strada facendo verranno eliminati due sfidanti, successivamente altri due e solamente i campioni accederanno al gioco finale che permetterà di vincere tutto o parte del montepremi accumulato.
Nonostante i numerosi sforzi, la trasmissione appare vecchia e statica: manches con poche variazioni, alternanza tra giochi e musica e il regolamento delle progressive eliminazioni sono cose già viste e riviste in tv. A colmare questi limiti ci pensa una straordinaria Caterina Balivo: spontanea, vivace, con la sua gioiosità coinvolge sia concorrenti che spettatori, riuscendo a dare al programma quello sprint in più.
Al di là dei problemi strutturali, Lingo ha un grande merito: mette al centro dell’attenzione la lingua italiana. Grazie ai momenti affidati all’esperto Simone Tempia scopriamo il vero significato di alcune parole, la loro origine e alcune curiosità. Tutto questo viene fatto con il sorriso e l’allegria, strumenti che rendono il programma adatto a tutta la famiglia, soprattutto ai più giovani che, attratti dal gioco, possono apprendere nuove conoscenze senza troppi sforzi.