L’arte della gioia

La miniserie è ispirata all’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza, scrittrice e attrice siciliana del Novecento. Il prodotto, complice una ben calibrata regia, propone al pubblico del piccolo schermo tematiche complesse e tutt’altro che scontate.
“L’arte della gioia” racconta una storia di formazione che prende avvio a partire dall’infanzia di una bambina siciliana, Modesta, costretta a subire, con la madre e la sorella, le violenze del padre. In seguito a un evento tragico la sua giovinezza continua in convento, dove – pur logorata da un irrisolvibile dissidio interiore – crescerà grazie all’affetto di Madre Leonora. Nei confronti della Madre Superiora, però, nasce un sentimento passionale incontrollato che porterà Modesta a lasciare il convento.
Cambiano i luoghi, ma non le persone. Modesta è ospite della principessa Gaia Brandiforti, in un ambiente diametralmente opposto al rigore del convento. È circondata dal lusso e dagli agi, ma torna – anche qui – l’attrazione per una donna e il bisogno di pienezza.
La trama risulta diventare, per tutta la miniserie, una ricerca di introspezione sempre più profonda. Emancipazione, autoerotismo, sesso sono affrontati senza filtri e talvolta rischiano anche di produrre effetti disturbanti sullo spettatore. L’evoluzione di Modesta si intreccia con una costante irrequietezza e il riaffiorare di ricordi lontani. La visione, intensa e spesso provocatoria, è consigliata a un pubblico adulto, vista la presenza di contenuti sessualmente espliciti e scene emotivamente forti.