L’altra Italia

Giacca, cravatta, mezzo busto con dietro un fondale pieno di luci al neon, un tavolo: echi strutturali di un passato indelebile per l’ex Iena Antonino Monteleone che, nella sua ora di debutto da anchorman, sceglie il graffio del passato per crearsi uno stile del futuro.
Presente, anzi onnipresente, sia con il corpo – si punta su una composta avvenenza – sia con la mente – nella spasmodica ricerca della parola giusta al momento giusto -, Monteleone mostra il suo “graffio” giornalistico in una versione più allungata, più ragionata, grazie alla natura da approfondimento del suo programma.
Con una commistione di diverse grammatiche dell’informazione televisiva, il conduttore si divide tra il giornalismo da reportage, nudo e crudo, e il talk da salotto dove, da grande moderatore qual è, dirige e sposta la conversazione dei suoi intervistati con un perfetto equilibrio.
È interessante, infatti, notare la metamorfosi caratteriale di Monteleone, impeccabilmente pacato mentre si destreggia tra un tira e molla del suo parterre, e allo stesso tempo ambiziosamente tagliente nelle sue riletture sul campo dei diversi reportage che si succedono durante ogni puntata.
Anche i macro-temi dello show riflettono una duplicità analitica del tutto sui generis, perché “L’altra Italia” non parla solo di tematiche prettamente nazionali, con un racconto delle grandi città fino ai più piccoli paesi, bensì contro-argomenta i fatti al di fuori dello Stivale, rileggendoli, però, con una chiave emotiva tutta italiana. “L’altra Italia” è un programma adatto a un pubblico di +16 per i temi proposti.