Il grande gioco

Coinvolto in un’indagine per un giro di scommesse, Corso Manni non può più esercitare la professione di procuratore sportivo, pur continuando a fare da intermediario per la compravendita di calciatori.
Prima dei suoi guai giudiziari, lavorava nella ISG, la più nota agenzia di rappresentanza per gli assi del football. Una società gestita dalla famiglia De Gregorio, tale solo per vincoli di sangue: tra l’anziano padre e i due figli c’è astio, rancore, voglia di arrecare danno l’uno all’altro, e ciò arriva fino alle estreme conseguenze, con il suicidio del figlio Federico. Tutto è secondario in nome dell’interesse e del “dio denaro”, capace di minare i rapporti tra Corso e suo padre e anche con l’ex moglie, con cui l’uomo mantiene un rapporto torbido e che si scoprirà essere la responsabile dei suoi problemi con la giustizia, un vero e proprio complotto per compromettere la sua ascesa professionale.
Quadri familiari devastati che fanno da sfondo al racconto di un mondo, quello del calciomercato, anch’esso poco edificante: agenti e procuratori pronti a tutto per strappare un talento alla concorrenza o portarlo nella squadra più forte per avere una ricca commissione, giocatori bizzosi e con deliri di onnipotenza, in un contesto dove il calcio non è più un gioco vero, ma un sistema ricco di sinistre oscurità.
La serie, adatta a un pubblico adulto come annunciato all’inizio di ogni puntata, rappresenta con crudezza, a volte anche troppa, la realtà delle dinamiche dentro e fuori il rettangolo verde, in cui tutto pare essere drammaticamente ridotto a mera merce di scambio.