Il Caffè

In una tv che spesso si dirige verso le “voci alte” per farsi sentire e l’attenzione ai soli fatti di cronaca, siano essi seri o frivoli, Il Caffè sembra occupare un posto a parte, silenzioso.
Un salotto semplice, senza opinionisti, senza giudizi, senza fronzoli e chiasso, senza eccessive interruzioni. Due sole voci: quella cordiale del conduttore, che metterebbe a proprio agio chiunque con un’attenzione all’altro sincera e studiata, e quella dell’ospite che di tale agio ne beneficia, aprendosi e rispondendo senza ultimatum, obblighi e schermi.
Teatro, cinema, libri, musica: tutto ciò che è cultura e fa cultura nel nostro Paese trova in questo appuntamento non una vetrina, ma un’espressione che crea, a sua volta, cultura.
L’attenzione al passato, attraverso filmati di repertorio, e al presente sembra una chiara affermazione che la nostra identità risiede in quella cultura che spesso non fa notizia, ma crea bellezza. E quella bellezza oggi è più che mai utile.
Le interviste, gli approfondimenti culturali, le rubriche, che in questa edizione si arricchiscono, hanno il comune denominatore di uno stile fatto di leggerezza, ma quella calviniana: si possono raccontare contenuti di spessore, in modo affidabile e approfondendoli, anche con il sorriso e con serenità, senza eccessi.
Il format va in onda al mattino presto, ma meriterebbe sicuramente una diversa collocazione nel palinsesto che, quest’anno, in parte c’è con la replica pomeridiana su Rai 5.
Un format televisivo, dunque, fatto bene e che fa bene.