Diavoli

La seconda stagione del financial thriller non delude le aspettative, anzi risulta ancora più coinvolgente e intrigante della prima: questo grazie a un buon ritmo degli eventi, incalzanti e ben intrecciati tra loro – merito degli autori e di una sapiente regia -, ottimi attori (Borghi e Dempsey in perfetta sintonia) e alla narrazione di vicende più vicine allo spettatore – andiamo dal 2016 al 2020, dalla Brexit alla pandemia, passando per questioni quali 5G, bitcoin, app di tracciamento, lotte per il potere economico tra Usa e Cina -, con un linguaggio meno tecnico e più comprensibile anche ai non esperti di finanza.
Massimo Ruggero, alla ricerca ancora di una crescita professionale e di potere (non ha certamente perso la sua ambizione) si trova nuovamente di fronte a scelte di natura etica. Cosa si è disposti a fare e a sacrificare per questo scopo? I rapporti di amicizia? Un amore appena sbocciato? Come riporre fiducia in qualcuno in un ambiente in cui le persone sembrano tutte disposte a tradire senza scrupoli pur di avere un tornaconto personale? Di chi fidarsi? E io sono persona degna di fiducia?
La serie (una produzione di grande qualità), che per contenuti e scene è adatta a un pubblico +16, stimola importanti riflessioni sulla necessità di applicare un’etica al mondo della finanza per la grossa influenza che essa ha sulla vita delle persone a livello globale e individuale, e sul prezzo che si è disposti a pagare se non si vuole rinunciare alla propria integrità di fronte a valori come la verità, la giustizia e l’amore.