Daredevil – Rinascita

“Daredevil – Rinascita” riporta Matt Murdock in azione con uno stile ancora più crudo delle prime stagioni. La violenza fisica è estrema: impressiona (e turba) la scena in cui Wilson Fisk rompe con le mani il cranio del capo della polizia, un momento di tale ferocia che segna il tono dell’intera serie. Le sequenze d’azione sono tecnicamente impeccabili, ma la brutalità è così marcata da rischiare di trasformare, agli occhi dello spettatore, il dolore dei personaggi in puro spettacolo visivo.
Questa escalation si slega da quel percorso spirituale che nelle stagioni precedenti dava profondità alla sofferenza di Matt. Il conflitto interiore tra il vigilante e l’uomo di fede, la lotta continua per non cedere alla vendetta, erano il vero cuore pulsante della storia. Qui i temi della fede – che si concretizzava nelle confidenze con l’amico sacerdote e con la madre ritrovata – e del senso di giustizia sono appena accennati, privi di quell’intensità riflessiva che aiutava a bilanciare la brutalità visiva e a dare un senso più ampio al sacrificio di Matt.
A pesare è anche l’assenza di Foggy: manca il suo ottimismo genuino, la fiducia incrollabile nella legge e nell’umanità, l’amico vero che impediva a Matt di perdersi del tutto nell’oscurità. Senza di lui, “Rinascita” appare più cupa e spietata, ma anche più vuota, priva di un vero contrappeso emotivo che restituisca speranza allo spettatore.
Un ritorno potente, spettacolare nella forma ma più povero nell’anima che, sacrificando il suo lato più umano, lascia, alla fine, un amaro sapore di incompiuto. Consigliato a un pubblico +18.