Confusi

Nicole, neostudentessa di Giurisprudenza, da figlia unica di famiglia agiata milanese, viziata e abituata al lusso senza pensieri, si trova improvvisamente senza i suoi genitori, fuggiti a Panama perché ricercati per frode. Decide così di affittare parte della sua casa a tre studenti universitari: Ludo, amico di infanzia, romano trasferitosi per studiare Ingegneria robotica, Maria Grazia, catanese iscrittasi a Medicina e Stefania, barese iscritta a Psicologia.
Da questa strana convivenza nasce un’amicizia tra i quattro, che diventano uno supporto dell’altra, uniti tutti da un elemento comune: la confusione. Infatti, ognuno di loro tira fuori pian piano le sue incertezze rispetto alla vita futura, alle scelte personali, ai rapporti familiari. Confusione sul proprio percorso di studi, nel riconoscere e manifestare i propri sentimenti o riguardo all’orientamento sessuale, un uso sconsiderato e pericoloso della rete; qualche tentativo di scambiarsi un buon consiglio, ma sembra tutto molto vago e poco definito, non ci sono punti fermi per nessuno.
Tanto per cambiare, sembra diventato un leitmotiv di quasi tutte le serie dedicate ai giovani: gli adulti, i genitori in particolare, non fanno una bella figura, sono un pessimo esempio per i propri figli, cattivi consiglieri, assenti o disinteressati.
Una fotografia della generazione Z? Forse sì, ma molto parziale e riduttiva. I nostri giovani sono molto di più di questo, hanno ideali e valori che ancora una volta non troviamo rappresentati in una serie che parla di loro e dovrebbe – ma non la consigliamo – a loro essere diretta.