Belcanto

Maria e le sue figlie Antonia e Carolina fuggono a Milano dopo aver vissuto in condizioni di degrado sociale e materiale a causa di un marito/padre padrone. Il sogno di Maria è avviare alla carriera lirica, da cui lei proviene, la figlia Antonia, molto dotata e per la quale ha sacrificato tutto, anche il rapporto con Carolina, sempre sottovalutata e trascurata. Le cose non vanno come pianificato: Carolina si rivela più talentuosa e moralmente più integra e, a differenza della sorella, fedele ai legami familiari.
Nella narrazione risultano esasperate sia la cattiveria di Antonia verso la sorella, per gelosia, sia la quantità di disgrazie che Carolina è costretta a sopportare. È lei il personaggio positivo della storia, che con la sua bontà riesce a rendere migliori le persone intorno a lei, a partire dal burbero Domenico, in grado di riscoprire il suo lato paterno e la forza di esporsi per amore, sentimenti sopiti a causa di terribili lutti familiari. Gli aspetti psicologici dei personaggi e la loro evoluzione avrebbero meritato maggiore approfondimento; gli eventi repentini, però, non lo consentono.
La fiction rappresenta un esperimento interessante sotto vari aspetti: una storia di emancipazione femminile in un period drama ambientato nell’800, durante le rivolte contro il dominio austriaco e la massima diffusione dell’opera lirica. Il tentativo riesce a metà: il lip sink imperfetto nelle parti cantate e il finale aperto (dopo tante disgrazie ci si aspettava un lieto fine), forse pensato per una seconda stagione, lasciano un senso di insoddisfazione.