La ragazza di Oslo

Questa serie tv, dal titolo originale Bortført (in italiano “rapita”), è ambientata a metà tra la Norvegia e l’Israele e racconta la storia di Pia, una ragazza figlia di un’importante diplomatica norvegese, che durante una vacanza con gli amici sul monte Sinai viene rapita da un commando di terroristi dell’Isis. Inizia quindi una corsa contro il tempo tra suspense ed emozioni in cui i genitori di Pia, uno norveese, l’altra israeliana, cercano di fare ogni cosa in loro potere per liberare la figlia prima che sia troppo tardi, cedendo anche a insidiosi compromessi o intavolando complesse trattative diplomatiche.
Per l’intreccio avvincente e la sapiente amalgama di emozioni e tensione questa serie risulta molto coinvolgente per lo spettatore, mettendo al contempo in grande risalto l’importanza dell’unione familiare ancor più in una situazione di estrema emergenza. La fiction riesce a far emergere tutto il senso di angoscia e impotenza del rapimento seppur in una logica propositiva, poiché ai sentimenti di disperazione è sempre contrapposta una certa proattività dei due genitori che cercano di sfruttare ogni contatto o segnale dal proprio quotidiano per convertirlo in una chiave con cui cercare di risolvere la situazione.
È interessante poi come la serie riesca a calarsi nel delicato contesto sociale di quei territori, mostrando l’eterna incomunicabilità tra Israele e Palestina o tratti e dinamiche del fondamentalismo islamico. La visione è consigliata a un pubblico di età superiore ai 15 anni per la capacità di trasmettere sensazioni d’ansia in alcune scene.