Salute e benessere

Videopillola di Elisabetta Scala: il pianto

 

Videopillola di Elisabetta Scala: il sonno

Il bagnetto 

Accarezzando il corpicino del bambino, ci si rende conto che è ricoperto e avvolto da una “crema” vellutata e morbida, la vernice caseosa.

Questa sostanza si forma nell’ultima parte della gravidanza ed è ricca di molte proprietà. La sua principale funzione è quella di proteggere la pelle dalla macerazione da parte del liquido amniotico (pensate di stare nella vasca da bagno per più di qualche giorno!), fornisce inoltre, un’elevata protezione antibatterica. Altra proprietà importante è quella di proteggere dalla disidratazione, dunque la sua funzione non si esaurisce in utero ma continua anche dopo la nascita.

Detto questo, sarebbe sempre auspicabile mantenere la vernice caseosa fino al suo spontaneo assorbimento, ritardando il cosiddetto primo bagnetto al bambino almeno fino alla caduta dell’ombelico.

Cosa serve per il bagnetto?
La risposta forse vi sorprenderà: acqua tiepida. Se si vuole con un cucchiaino di amido di riso o di amido di mais. E basta? E basta, perché il neonato non è sporco. Il bagnetto serve per rilassarsi, rinfrescarsi nei mesi caldi, creare una piacevole routine, non per “sgrassare” la pelle con saponi e detergenti. Quando il bambino inizierà a sporcarsi perché gattonerà in giardino e mangerà pastasciutta, un normale detergente delicato, utilizzato anche per il resto della famiglia, o il classico sapone di marsiglia, andrà benissimo. E lo shampoo? Per i capelli del neonato non serve certo un prodotto ad hoc e per i bambini con chiome particolarmente fluenti si potrà usare una piccola quantità di shampoo delicato (sempre quello della famiglia) diluita in acqua, o una saponetta alla calendula, insaponando le dita per frizionare la testolina del bambino.
Un’ultima considerazione riguarda la “location” del bagnetto, ovvero la vaschetta. In commercio si trovano molteplici modelli, ma una valida alternativa è quella di fare il bagnetto nel lavandino o in un normalissimo catino per il bucato. Non solo il risultato è lo stesso, ma in genere le vaschette per i panni sono dotate di manici che le rendono più pratiche e maneggevoli rispetto alle vaschette per bebé. E quando non verrà più usato per il bagnetto, il nostro catino potrà tornare utile per il bucato o per raccogliere i giochi del bambino. E dopo il bagno…
Un bell’asciugamano morbido svolgerà la medesima funzione di un accappatoio. Il phon è meglio non utilizzarlo con i bimbi piccoli perché i capelli si asciugano massaggiandoli delicatamente con l’asciugamano. Una volta cresciuto, il bambino potrà tranquillamente usare l’asciugacapelli di famiglia. Un’ultima riflessione riguarda il borotalco. Cospargere la pelle del bebè dopo il bagnetto con la famosa polvere profumata era un’abitudine molto comune, ma oggi si sconsiglia l’uso di questo prodotto che non presenta un’utilità specifica, rischia di interferire con la normale traspirazione della pelle (occludendone i pori) e può essere molto pericoloso se inalato.


Igiene intima


Ora sfatiamo un altro mito: quello che a ogni cambio pannolino occorra lavare il bimbo con il sapone o utilizzare salviettine umidificate. In realtà, un uso molto frequente di detergenti o salviette rischia di privare la cute delle sostanze grasse che la proteggono.
Un lavaggio accurato con acqua tiepida, in genere, è sufficiente per garantire l’igiene del bebè. Quando necessario si potrà ricorrere a un detergente privo di schiuma e profumi (che possono irritare la pelle) o usare un pezzo di stoffa morbida imbevuta di qualche goccia di olio di oliva o di mandorla.

Cordone ombelicale: cura e igiene
Quali sono le procedure corrette per la cura e l’igiene del cordone ombelicale e le indicazioni per prevenirne l’infezione?

Si agisce su due piani: impedire la presenza di germi e facilitare il naturale processo di cicatrizzazione. Per fare ciò si possono applicare sul moncone delle sostanze disinfettanti (come alcool o mercurocromo) che hanno anche un effetto sui tempi di distacco del moncone dalla cicatrice dell’ombelico oppure, in ambienti puliti dove la mamma è vicina al neonato e si occupa personalmente dell’igiene, sarà sufficiente lavarsi bene le mani con acqua e sapone prima di procedere alla cura del moncone, preoccupandosi solo di guardarlo, controllando cioè che non vi siano segni di infezioni, ma che la cute si presenti morbida, rosea, non gonfia e non produca cattivo odore. Sarà necessario inoltre asciugarlo bene con una garza nel caso si sia bagnato e proteggerlo con una nuova garza pulita.

È necessario consultare tempestivamente il pediatra se:
– si rilevano segni di possibile infezione: la cute circostante il moncone diventa rossa, gonfia e il neonato manifesta dolore o irritabilità se toccato in quella zona
– il neonato presenta la febbre
– quando c’è un ritardo nel distacco del moncone oltre le quattro settimane di vita

Videopillola di Elisabetta Scala sull’igiene: 

 

Denti del bambino

Nei bambini l’età di crescita dei denti da latte varia molto: alcuni hanno già un dentino fin dalla nascita, altri a un anno di età non ne hanno ancora uno.

Di solito il primo dentino spunta intorno ai 6 mesi e la prima dentizione si completa intorno ai 2 anni/2 anni e mezzo.

Nel periodo della prima dentizione si osservano:

  1. Aumento della salivazione e della secrezione nasale, che possono determinare la presenza di feci molli ma a volte anche stitichezza.
  2. Sfoghi cutanei. A questo proposito bisogna stare molto attenti a non utilizzare zuccheri per tentare di lenire il fastidio alle gengive.
  3. Pianto, agitazione, irrequietezza e risvegli notturni.

Cosa fare?

  1. Il bambino va consolato e gli va dato qualcosa di duro da masticare, come un anello da dentizione, una crosta di pane o una carota pulita (in questi casi è indispensabile la vostra presenza costante e attiva per evitare soffocamenti!)
  2. Permettetegli di bere tanta acqua, perchè con l’aumentata secrezione salivare si perde una discreta quantità di liquidi.
  3. Dopo i 4 mesi è possibile usare gel gengivali lenitivi (senza zucchero)

Come vestire il neonato

Come vestire il neonato è una preoccupazione spesso frequente nei neo genitori. in generale tutto dipende dalla stagione che si prende in considerazione. Fondamentale in qualsiasi stagione è quello di utilizzare un cappellino, utile sia come protezione dal freddo che dal caldo.

  • In inverno bisogna tenere in considerazione gli agenti atmosferici quali freddo, vento, neve/pioggia. è importante non esagerare nel coprire il neonato o il rischio è di farlo sudare. L’ideale è vestirlo a strati e tenere conto degli sbalzi di temperatura. Di seguito alcune indicazioni su come vestirlo:
      1. body in cotone o felpato, se le temperature sono particolarmente fredde
      2. calze in caldo cotone
      3. maglia a maniche lunghe
      4. cardigan o felpa pesanti
      5. pantaloni felpati
      6. e per uscire all’aperto
      7. sciarpa
      8. cappello
      9. guanti
      10. giubbotto pesante
  • In estate occorre stare attenti agli spifferi d’aria o all’aria condizionata. Il bambino può essere vestito con indumenti freschi o leggeri, ad esempio:
    1. body a maniche corte di cotone
    2. pagliaccetti o completini a maniche corte/sgambati
    3. calzine di cotone se in un luogo ventilato (non cammina ancora, e i piedini possono diventare freddi, muovendosi poco)
    4. se in casa, e senza aria condizionata, il bambino può stare anche soltanto con il pannolino e il body. Se invece prevedete di andare in locali climatizzati, portate con voi una copertina di cotone per coprirlo o un cardigan leggero

Vaccini

Sulla base delle novità introdotte dalla legge 31 luglio 2017, n. 119 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”, per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni e per i minori stranieri non accompagnati sono obbligatorie e gratuite le seguenti vaccinazioni: anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella. L’obbligatorietà per le ultime quattro (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella) è soggetta a revisione triennale in base ai dati epidemiologici e alle coperture vaccinali raggiunte. A queste 10 vaccinazioni se ne aggiungono altre 4 fortemente raccomandate che il Decreto prevede ad offerta attiva e gratuita, ma senza obbligo, da parte di Regioni e Province autonome: anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-pneumococcica, anti-rotavirus.

Dal sito del Ministero della Salute leggiamo che sono offerte gratuitamente e attivamente dal Servizio sanitario nazionale (SSN) le seguenti vaccinazioni:

  • Bambini nel primo e secondo anno di vita 
  1. Esavalente (vaccinazione contro difterite-poliomielite-tetano-epatite B-pertosse-Haemophilus influenzae tipo b): ciclo di base 3 dosi nel primo anno di vita
  2. Anti-rotavirus: 2 o 3 dosi, nelle prime 24-32 settimane di vita, a seconda del tipo di vaccin
  3. Anti-pneumococcica: 3 dosi nel primo anno di vita
  4. Anti-meningococcica B: 2 dosi nel primo anno di vita e un richiamo nel secondo anno di vita
  5. Anti-meningococcica ACWY: 1° dose nel secondo anno di vita
  6. Vaccinazione contro morbillo, rosolia, parotite e varicella: 1° dose nel secondo anno di vita
  7. Anti-influenzale: a partire dai 6 mesi di età, 2 dosi per i bambini non vaccinati in precedenza, una dose di richiamo ogni anno fino ai 6 anni compresi.
  • 5-6 anni 
  1. Vaccinazione contro difterite, poliomielite, tetano, pertosse: richiamo
  2. Anti-influenzale: richiamo ogni anno, fino a 6 anni compresi
  3. Vaccinazione contro morbillo, rosolia, parotite e varicella: richiamo.

Fonte: https://www.salute.gov.it/portale/vaccinazioni/dettaglioContenutiVaccinazioni.jsp?lingua=italiano&id=4829&area=vaccinazioni&menu=vuoto

Prematuri

Con il termine “prematuro” l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il bambino nato prima del completamento della 37esima settimana di gestazione (<259 giorni dall’ultima mestruazione).

I neonati pretermine vengono classificati in base a due parametri:

  1. l’età gestazionale
  2. il peso corporeo alla nascita.

Tra i fattori di rischio materno che favoriscono la nascita pretermine troviamo:

  1. Ipertensione arteriosa;
  2. Diabete;
  3. Infezioni;
  4. Ipertiroidismo;
  5. Cardiopatie;
  6. Gestosi;
  7. Età materna troppo giovane o avanzata;
  8. Basso livello socio-economico;
  9. Malnutrizione;
  10. Abuso di alcool o stupefacenti;
  11. Fumo di tabacco.

Se il tuo bambino è nato prematuro, considera che diversi studi recenti hanno dimostrato come sia fondamentale per il suo sviluppo non solo la cura medica, ma anche genitoriale: quindi abbonda di carezze, abbracci e massaggi. Lo sviluppo psichico del bambino dipende infatti anche dal contesto in cui vive: la presenza della mamma e del papà è considerata indispensabile per la salute del bambino e per la sua crescita fisica e psichica. 

Con le giuste cure un bambino prematuro recupera presto e in breve tempo si allinea alla crescita dei coetanei nati a termine.

Depression post partum

La nascita di un figlio comporta nella vita della donna e della coppia notevoli cambiamenti.

Spesso si considera fisiologico che nei giorni immediatamente successivi al parto ci sia un periodo caratterizzato da calo dell’umore e instabilità.

La nuova vita comporta l’assunzione del ruolo di genitore, oltre che la ristrutturazione della propria vita in base alle richieste di accudimento del neonato: una nuova organizzazione del proprio tempo e delle proprie abitudini. D’altra parte, anche la relazione con il partner ne è ovviamente influenzata, in quanto si avverte la necessità di avere maggiore aiuto e sostegno.

Nel DSM-5-TR si inserisce come specificatore della diagnosi di “Depressione Maggiore” quella di “con esordio nel peripartum”. Lo specificatore è applicato all’episodio depressivo maggiore se l’esordio dei sintomi dell’umore si verifica durante la gravidanza o nelle 4 settimane successive al parto. Gli episodi dell’umore possono avere il loro esordio durante la gravidanza o il periodo post-partum.

Fonte: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione, Text Revision (DSM-5-TR®)

I sintomi della depressione post partum non sono transitori e possono persistere, variando d’intensità, anche per molti anni, e quindi avere conseguenze più o meno significative non solo sulla salute mentale della donna, ma anche sulla relazione madre-bambino, sullo sviluppo del bambino e sull’intero nucleo familiare. Per questo è importante non sottovalutare i sintomi e chiedere aiuto tempestivamente (a tal proposito è molto importante l’attenzione e la collaborazione del partner e dei familiari)

Per saperne di più leggi l’articolo di “State of Mind” nel seguente link: https://www.stateofmind.it/2015/09/depressione-postnatale-definizione-trattamento/

Centri in Italia per il disturbo post partum:

https://www.nostrofiglio.it/neonato/post-parto/depressione-post-parto-sei-centri-specializzati

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